Probabilmente la frase non ho mai preso un contributo è l’espressione più usata dagli imprenditori italiani seguita a ruota da mentre tutti i miei concorrenti si!

Generalmente quando mi viene sottolineata questa criticità chiedo da dove hanno avuto queste informazioni e la risposta è sempre la stessa: al bar.

Scopro così che i bar italiani sono zeppi di imprenditori che si pavoneggiano per il facile ottenimento di finanziamenti pubblici, è facile pensare come questi signori non abbiano la necessità di passare le loro giornate in azienda ma possono permettersi di ubriacarsi di spriz fin dalla mattina perché tanto con la mole di incentivi statali che ottengono il fatturato è l’ultimo dei loro pensieri.

Tutto questo mi ha portato ad una riflessione che voglio condividere ossia chi tra gli imprenditori sobri riesce a tutti gli effetti a rapportarsi in modo proficuo con la finanza agevolata?

A mio parere la risposta è in due caratteristiche fondamentali sia per lo sviluppo di un proficuo business in azienda sia per potersi confrontare in modo sano con gli strumenti agevolativi: obiettività e programmazione.

Perché obiettività.

Spesso l’imprenditore ha un approccio parziale nei confronti dei suoi progetti, soprattutto se si parla di progetti innovativi.

Quotidianamente analizziamo idee innovative che in realtà sono già consolidate e progetti di ricerca dove i risultati sono disponibili da anni in internet, la competizione sui bandi regionali e nazionali è altissima e spesso i progetti buoni non vengono finanziati, figuriamoci quelli raffazzonati.

Troppo spesso si crede che sia il valutatore a non capire le piene potenzialità di un progetto, in realtà o queste potenzialità non sono così evidenti o non vengono esplicitate nel modo più corretto nella richiesta di agevolazione e quindi il progetto non viene premiato.

Idee innovative che non vengono giudicate positivamente dalla provincia o dalla regione – dove la competizione è decisamente relativa – hanno l’ambizione di essere proposti  su call europee – dove la competizione è assoluta -. Vengono, quindi, ovviamente bocciate solo dopo che l’azienda ha investito tempo e risorse per presentare la propria domanda su bandi decisamente inadatti.

Vediamo spesso che attività di ricerca giudicate non abbastanza nuove su bandi regionali dove la percentuale di successo è del 40% vengono riproposte sul programma Horizon 2020 dove la percentuale di successo è il 4%. Risulta così facilissimo intuire a priori se la mia idea rientrerà tra le poche finanziate o tra il 96% di quelle che non ottengono alcun contributo.

Tutto ciò è strettamente legato con l’assenza di programmazione nella gestione dell’accesso alle misure agevolative, l’azienda infatti generalmente rincorre il contributo e non lo affronta come un’opportunità di incentivo ad un piano industriale già precedentemente ben definito.

Perché programmazione.

Conoscere quali sono i migliori strumenti possibili ed approcciarsi a loro con la tempistica e la maturità giusta è l’unico modo per ottenere riscontri positivi nell’affrontare il tema dei contributi pubblici.

Un esempio banale è costituito dal rating di legalità, spesso si pensa che le agevolazioni siano destinate sempre alle stesse aziende perché in qualche modo hanno una via preferenziale. La realtà è che spesso sono sempre le stesse imprese che accedono allo strumento agevolativo perché sono le uniche che posseggono questo tipo di attestazione che da sempre un privilegio nell’ottenimento di un finanziamento pubblico.

Lo strumento –  contenuto nel decreto “CresciItalia” (D.L. 24.01.2012 n. 1 convertito con L. 24.03.2012 n. 27) – valorizza i comportamenti delle imprese virtuose che dimostrano di rispettare standard elevati di sicurezza e legalitĂ  e offrono garanzia di trasparenza e correttezza nell’agire economico.

Il regolamento sul Rating di Legalità prevede agevolazioni economiche premianti per le imprese virtuose, che vadano a compensare i costi prodotti dalla presenza nei mercati delle organizzazioni criminali, dalle pratiche di concorrenza sleale e  dal racket.

Il meccanismo del Rating è una sorta di pagella: viene attribuito con un punteggio che l’Autorità garante della concorrenza ha configurato da una a tre stellette e che permette di assegnare alle imprese virtuose titoli ufficiali per richiedere un accesso agevolato ai finanziamenti pubblici.

In poche parole chi possiede questa attestazione ha sempre una via privilegiata per ottenere un contributo.

Programmare vuol dire avere in primis tutte le caratteristiche per poter accedere all’agevolazione, poi mettere in atto tutte quelle azioni che massimizzino la possibilità di ottenerla ed infine inserire la finanza agevolata nella complessiva gestione finanziaria dell’azienda nel modo più omogeneo possibile.

Probabilmente l’imprenditore che al bar si vanta dei sui successi nell’ottenimento di contributi pubblici gestisce con queste attenzioni il suo approccio alla finanza agevolata massimizzando così le possibilità di successo e non perdendo tempo a presentare richieste che non hanno futuro.

Financial CLab

Il team di STARTIAMO

 

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